Ancora migliaia di posti da coprire e ritardi negli stipendi dei supplenti. Dalla supplentite alla concorsite: ecco perché il sistema di reclutamento voluto dalla Ministra lascia migliaia di cattedre vuote.
In piena era COVID, come se non bastassero i problemi della scuola connessi alla tutela della salute di alunni e personale, ai limiti sempre più evidenti della didattica digitale e ai ritardi su trasporti e tracciamento, si somma una gestione del reclutamento che sta mettendo a dura prova la tenuta del sistema scuola. Nelle principali metropoli del Paese le cattedre ancora da coprire, a 5 mesi dall’inizio della scuola, si contano nell’ordine delle centinaia, con convocazioni dei supplenti che si protraggono fino al 20 gennaio e oltre. Così, mentre la Ministra Azzolina annuncia la ripresa del concorso straordinario bloccato dal COVID, migliaia di alunni incontrano il proprio docente “definitivo” di matematica, italiano o sostegno a gennaio inoltrato.
Colpa degli errori nelle GPS? Anche, ma bisogna riconoscere che persino il miglior sistema di gestione delle supplenze scricchiola sotto il peso di numeri come quelli di quest’anno.
Uffici scolastici e scuole polo hanno dovuto attribuire più di 200 mila incarichi di supplenza a cui si sommano le supplenze brevi, come malattie, maternità, aspettative, che rientrano nella gestione ordinaria.
Il sistema poi non era affatto collaudato, le GPS sono state costituite in fretta e furia tra agosto e settembre, con oltre 700 mila persone che hanno presentato l’istanza e un mare di errori nei punteggi, in parte imputabili alla fretta e ai tempi troppo risicati, in parte a errori del software.
Di fatto l’attribuzione degli incarichi è diventata un’operazione trascinata per mesi, con tempi incompatibili rispetto ai bisogni della scuola e dei ragazzi.
Posti non assegnati durante le immissioni in ruolo | Cattedre in deroga su sostegno | Organico di fatto posti comuni e disciplina | Organico aggiuntivo di emergenza | TOTALE |
65.514 | 77.600 | 14.142 | 40.000* | 207.256 |
I posti non attribuiti durante le immissioni in ruolo: numeri in crescita
Le cattedre che non si riescono ad assegnare al ruolo per carenza di candidati nella fase estiva delle assunzioni negli ultimi anni sono aumentate in modo esponenziale. Come siamo arrivai a questo risultato, e perché il precariato dei non abilitati ha toccato cicfre da record?
Il fenomeno è frutto di due fattori:
- il blocco dei percorsi abilitanti, che erano però prerequisito per ottenere l’assunzione, anche tramite concorso
- l’insufficienza dei concorsi banditi (ordinario 2016 e straordinario 2018) a soddisfare il turn-over
Nel 2018 quando sarebbe dovuto partire a regime il nuovo sistema di formazione e tirocinio – il FIT – il Ministro in carica, Bussetti, ha deciso di cancellare la riforma appena nata e tornare al concorso ordinario.
Il FIT prevedeva di affrontare il precariato per step, con una progressiva transizione al sistema ordinario: una volta fatte le assunzioni dalle graduatorie pregresse (GAE, concorso 206 e concorso 2018) i posti residui il primo anno sarebbero andati al 100% ai precari; il secondo anno l’80%, e così via in misura decrescente nel tempo, in modo da arrivare nell’arco di qualche anno alla stabilizzazione di tutti i precari.